domenica 23 dicembre 2012

Un avversario dignitoso, onore al merito


Ero da poco arrivato al distaccamento partigiano Maccari della IV Brigata della divisione Garibaldina Gin Bevilacqua.
Mi aveva accompagnato il mio amico partigiano Castagno prelevandomi dal casolare di una generosa famiglia contadina, in località Cravarezza, che mi aveva ospitato alcuni giorni.
Il distaccamento in quel periodo era dislocato sulla cima del monte Rocca dei Corvi.
Ricordo che arrivai in tempo di Vacche Grasse, nel senso letterale della parola.
Una mucca era stata macellata, cotta, tagliata a pezzi e posta sul tavolone della cucina a disposizione di tutti i volontari.
Per la magra alimentazione di ordinaria amministrazione era un giorno veramente fortunato.
Venni a sapere che nel distaccamento si trovavano prigionieri numerosi marò della divisione  fascista San Marco.
Tutti i marò prigionieri presenti nel distaccamento Maccari erano stati catturati da una pattuglia partigiana che ben armata si era mossa in perlustrazione per contrastare un reparto San Marco in fase di rallestramento antiguerriglia.
I prigionieri presenti erano:
un capitano, undici marò, un soldato tedesco gravemente ferito nello scontro e subito giustiziato.
Trascorso un po di tempo, una mattina seduto su una sedia ho visto il capitano dei marò, un giovane uomo, mi pare di ricordare ancora il suo cognome: Gelmi, ingegnere di Torino.
Mi sono avvicinato ed ho lungamente conversato con lui.
Era disponibile al dialogo.
Abbiamo parlato di molte cose: fascismo, antifascismo, onore alla bandiera, fedeltà ai patti con l'alleato, totalitarismo, democrazia e tanti altri argomenti che ora a distanza di tanti anni non ricordo.

Naturalmente le nostre idee erano di segno totalmente opposto.

Non sapevo che da li a poco l'avrebbero fucilato.
Quando arrivarono due partigiani armati compresi.
Erano presenti alla conversazione altri partigiani.
Il suo comportamento fu irreprensibile.
Le sue parole furono (le ricordo esattamente):
" Addio ragazzi, vogliate un po di bene a questa povera Italia"

Un nemico? Certo un nemico.

Non si poteva, come vedremo in seguito di lasciarlo libero.
Il pericolo era mortale.
Comunque un avversario dignitoso: onore al merito.

Degli altri undici marò prigionieri due si salvarono.


Avrebbero potuto essere tutti salvi.

Quando furono interrogati fu chiesto loro:
"Volete diventare partigiani o volete tornare a casa?"
Come potevano arrivare a casa?
Erano tutti del centro Italia o del sud.

Due dissero che volevano diventare partigiani e si salvarono. Gli atri nove dissero che volevano tornare a casa e firmarono così la loro condanna a morte. Come ci si poteva fidare!


I due marò superstiti che avevano scelto di restare con i garibaldini diventarono ottimi partigiani.

Furono rincuorati dal comandante Vladimiro (Bellini, di Mallare)
Un uomo di coraggio e di umanità straordinaria che , purtroppo da tempo ci ha lasciato.

Mi fu raccontato che in più di un'occasione , a contatto con i nemici, incitò i partigiani all'attacco come se fossero un reggimento.

In realtà si trattava di poco volontari armati modestamente, ma il tono e la sua voce avevano un effetto deleterio sugli avversari che quasi intimoriti si davano alla fuga.
A tale proposito si racconta che Giuseppe Garibaldi l'eroe dei due mondi ordinasse ai suoi soldati di essere sempre in movimento , di apparire sempre nei luoghi più disparati per dare l'impressione di essere ben più numerosi di quanti fossero in realtà.

Il comandante Vladimiro forse inconsciamente , anche in questa occasione era un perfetto garibaldino.


Così era la guerra partigiana:

"mordi e fuggi" ed anche un po d spavalderia temeraria che serviva a colmare i vuoti dati dai pochi mezzi, dalle scarse armi e munizioni, dal vitto insufficiente.
Ma il cuore dei volontari  era indomito e l'amore per i proprio paese grande.

Gli altri marò seguirono la sorte del capitano.

Era impossibile lasciarli liberi perchè sarebbero tornati ai loro reparti a riferire tutte le notizie acquisite.
Negli accampamenti partigiani di montagna esistevano solo povere tende circondate dalla neve, non esistevano carceri. Non esisteva alcuna alternativa.
Che termine bruttissimo : O con noi o contro di noi.

Partigiano Remo


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